La maratona della vita comincia con un passo

Essere accolti, soprattutto, in ambito sanitario deve essere un obbligo delle istituzioni, senza se e senza ma. Quando non ci si sente accolti lo facciamo subito presente a tutti, dimenticandoci quanto di buono ci è stato offerto, donato. E per quanto mi riguarda, non posso certo affermare di non essere stato accolto. Anzi!

I primi mesi, direi anni, li ho trascorsi con la dovuta attenzione, attenendomi a tutte le indicazioni dei medici. Tuttavia, a Verona, continuavano a ricordarmi che forse avrei dovuto rallentare un po’ e rivedere i miei ritmi di lavoro. Ed ecco che nei primi mesi del 2012, durante un incontro di counseling nell’ambito di un corso per dirigenti, mi è stata suggerita la lettura di un libro che mi ha portato a riflettere sul senso del dire “no”. Perché troppo spesso non sappiamo dire no e così facendo abbondiamo nel dire sì, pur sapendo di non farcela. E di lì a poco ho scelto, “accolto” l’idea, di non fare più il direttore di scuola per riprendermi del tempo, il mio tempo, per la mia famiglia e per me perché oggi abbiamo tutto, tranne “tempo”. E non costa tanto; semplicemente “ci costa”. In quel periodo ho riconosciuto più di prima i miei limiti, le mie fragilità. Ogni giorno dobbiamo ri-conoscere le nostre fragilità. Dobbiamo accettare la diversità; io ci tengo ad essere diverso, voglio essere diverso, andare controcorrente anche se spesso non ci riesco. Riavvolgendo ancora una volta il film della mia vita, dall’ottobre 2012 ho deciso di dedicarmi un po’ di più a me stesso ed ho cominciato a mettere seriamente in pratica quanto i medici continuavano a suggerirmi: fare sport, in quanto da studi recenti risultava che lo sport nel trapianto era fondamentale per una serie di motivi che ora non sto a spiegarvi in dettaglio. Ed ecco che grazie all’amico di Fondo, Erminio, ho cominciato a salire in sella e a pedalare per benino fino al punto di gareggiare con la nazionale italiana trapiantati. E come quando si mangia una ciliegia una tira l’altra, ho iniziato a praticare altri sport quali l’atletica, lo sci di fondo e la corsa con le caspole. Non nascondo che sono arrivate pure grandi soddisfazioni, anche a livello mondiale. Ma non è questo che ci tengo a dirvi questa sera. Ho cominciato ad essere io accogliente, riconoscente per quanto ricevuto e consapevole che con l’esempio, e solo con l’esempio, puoi stimolare chi ti sta attorno a volersi bene, nel senso di voler bene a se stessi prima di tutto. Ogni volta che mi confronto con gli altri, anche nelle gare, riconosco i miei limiti e quindi ciò che sono e non quello che penso di essere o peggio vorrei essere. Soprattutto negli sport di resistenza, ho il tempo di pensare di riflettere. Nella vita, come nello sport, non è importante il risultato finale, bensì il processo di avvicinamento al traguardo; non è la meta che ti dà soddisfazione, bensì la strada che hai percorso. Oggi più che mai occorre agire. E non come ultimamente accade sui social. Oggi siamo più dei “leoni da tastiera” che leoni sul campo. Troppo spesso ci nascondiamo dietro uno schermo quando invece dovremmo alzarci da quella poltrona e, godendo del tempo che si ha, donarlo agli altri. Sono le nostre paure, le nostre insicurezze che ci bloccano e fanno sì che ci chiudiamo in noi stessi. Ma per godere di cosa? Quando mi trovo con i miei amici trapiantati, quello che mi unisce a loro è un’amicizia fatta di entusiasmo generoso, di grande e disinteressata disponibilità, di appassionata condivisione, di serietà, di un affetto schietto e senza inutili fronzoli. Il mio obiettivo è quello di testimoniare la gioia di vivere dopo aver ricevuto un grande dono, per me 9 anni fa. Per me oggi è fondamentale far capire quanto sia importante fare una scelta consapevole a favore della donazione di organi e tessuti. Praticare più attivamente lo sport e promuovere in più forme la donazione degli organi resta pertanto il mio primo obiettivo. Interpretando la frase di Carlo Goldoni “Chi non ha mai viaggiato è pieno di pregiudizi”, in “Chi non ha mai accolto è pieno di pregiudizi”, vi invito a viaggiare, ad accogliere! Perché viaggiando ci s’accorge che le differenze si perdono.

Una maratona, per quanto lunga possa sembrare, comincia con un passo. E invito anche voi a farlo. Viva la vita!